Onorevoli Colleghi! - Una indagine di alcuni anni fa, eseguita dalla regione Veneto, ha constatato la presenza in questa regione di circa 5.000 corsi d'acqua. Tale quantitativo comprende una serie innumerevole di rogge, ruscelli, canali d'irrigazione eccetera, che coprono l'intero territorio della regione. A ciò si aggiunga la situazione idrica della provincia di Rovigo, caratterizzata dalla presenza di un reticolo di corsi d'acqua derivati dal delta del Po e da altri fiumi.
      Tali condizioni hanno favorito nel passato non solo una buona resa dell'agricoltura, ma anche lo sviluppo di una serie di produzioni artigianali e industriali legate all'utilizzo dei corsi d'acqua (ceramica, industria laniera, mulini, eccetera).
      In presenza di tale situazione, nel passato sono state eseguite numerose costruzioni civili e produttive in prossimità dei corsi d'acqua o sopra gli stessi, in modo da poter sfruttare tale ricchezza. I proprietari di tali costruzioni, sorte fino a non molto tempo fa con i permessi allora in uso, sono ora posti di fronte a richieste di regolarizzazione e di pagamento di canoni, molte volte esagerate se non incomprensibili. Se si tiene poi conto che molte lavorazioni sono cessate, o comunque si sono modificati i sistemi di produzione, si comprende come sia necessario un intervento legislativo che prenda atto dello stato di fatto, dia una risposta certa ai cittadini in ordine ai loro diritti e doveri e comunque regolarizzi posizioni che oggi sono prive di certezza, con grave danno per lo Stato e per i cittadini. Per tali ragioni, è opportuno estendere all'intera regione Veneto, con leggere modifiche, la normativa che il Parlamento, con la legge 5 febbraio 1992, n. 177, ha già adottato con riferimento ad alcune province.

 

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